Dopo il molo

9 gennaio 2019

«Poco dopo il molo, vedi una collinetta verde dalla quale partono gradini irregolari. Scendi.
Passi in mezzo alle barche che riposano, c’è un albero e sotto incontri alcuni anziani del paese. Si mettono lì perché c’è ombra e al sole si chiacchiera meno volentieri, dopo una certa età.
La spiaggia è sassi e silenzio. Una delle ultime, non resisterà per molto.
Davanti a te l’altra sponda, spiaggie più tristi e il sole tramonta presto.
E il lago, il lago non ha fine, pur tra le montagne; è fermo e scorre in tutte le direzioni possibili. Correnti insidiose, non ti fidare mai troppo del lago.
Passi nel condotto del vecchio scarico, sbuchi nel paese. Attento alla testa quando esci: è più basso rispetto a quando entri, soprattutto per uno della tua altezza.
Sali tra le vie, sono ripide e strette, e se cammini piano senti pezzi di vita. Parlano laghée. Ulciatél.
Punti alla chiesetta di San Rocco. È indicato. Segui poi per la casa di Margherita Girasole, la piccola Cleopatra, e poco prima prendi il sentiero alla tua destra. Costeggia le baite sopra la statale, tra gli ulivi. Guardi alla tua destra: il sole è al tramonto, il lago è oro e le barche sono sagome indistinte che spariscono nei riflessi.
Qui è dove sono cresciuto. Vorrei portartici un giorno, se ti va..»