Dopo la pioggia

7 ottobre 2019

Sole pallido. Foschia.
Retorica sognante, passato ingombrante, invadente, imbattibile; ironia, eh? Umori recitati, gioco delle parti.
Musica che sfuma sul finale: l’hai ascoltato il testo stavolta o ti sei perso come al solito sulla melodia? Sicuro? L’hai ascoltato bene? Com’è andata la storia finora? In che senso quale storia?
Non fai la barba da giorni, è più lunga dei capelli. Forse dovresti, non ti dà fastidio?
Il petricore è già svanito, era una pioggia passeggera. Improvvisa, imprevista, inutile; ironia, eh?
È stata una bella sensazione di freschezza, vero? Quanto è durata? E ora?
Ne abbiamo già parlato, della trota arcobaleno: predilige acque fredde e pure, di montagna, ma puoi incontrarla dappertutto, tranne negli stagni poco ossigenati.
Si respira bene sul lago? Nel lago? Sei sicuro?
È una fotografia, questa. Una fotografia di parole, l’hai appena scattata ma la stai già riguardando. Ci sono elementi contrastanti, è un gran caos. E scorre poco, stagna.
Immobile, in disordine; ironia, eh?
Cosa ti aspettavi? Li hai visti anche tu quegli occhi svuotarsi di tanto in tanto. Scappavano nel silenzio, volevano scappare indietro, lo sapevi fin da subito e questa è l’ultima volta che te lo ripeto.
La nebbia si dirada, si intravede un sole più convinto. Esci a fare un giro, la terra non è asciutta del tutto.
Se ti concentri puoi ancora sentirlo, il petricore.