Sole, neve, pioggia, vento, freddo o caldo, finestrini abbassati, dossi troppi alti e fossi troppo profondi.
E grandine, quanta grandine.
Porti ancora i segni, noncurante e orgogliosa.
E porti anche me, mi hai sempre portato. Nell’ovunque che ora conosco.
Hai portato lei, hai portato molte altre persone e molte altre ne porterai.
Storie ascoltate e storie raccontate, le loro, le mie, le sue, le tue. Quante ancora?
La notte o il giorno, da solo o in compagnia. Quella meravigliosa lancetta arancione lì al centro di tutto, che sia ferma o che si agiti. Maestosa.
Pulita, sei pulita, in nulla eccedi. Manuale, analogica, elegante e mai scorbutica. Maestosa.
Abbiamo rischiato di separarci, qualcosa ogni tanto si guasta e cambiare è più facile che riparare.
E ho vacillato, solo per poco ma ho vacillato, ipnotizzato dal luccichio della novità e mal consigliato da chi non ti conosce come ti conosco io.
Però non ho ceduto, questa volta no. Sappiamo che in altri casi è capitato ma non sarà così con te.
Con te voglio invecchiare.
Su di te voglio invecchiare.
Sei un oggetto e, lo so, non ce l’hai un’anima.
Però ti ho dato un pezzo della mia.