«Di lei odiavo tutto.
Odiavo quei suoi capelli neri e lisci come la sua pelle, olivastra e delicata.
Seta.
Odiavo quella sua camminata elegante, i suoi movimenti e l’aria che si muoveva al suo passaggio.
Odiavo il suo sorriso timido e dolce. Gentile.
Odiavo i suoi occhi giovani e sinceri; vedevo che mi guardavano con lo stesso mio sentimento e li odiavo ancora di più.
E le gambe, le sue gambe, quanto le odiavo. Lunghe, lunghe, lunghe. Lunghe e dritte.
Meravigliose.
Odiavo quella sensazione che provavo ogni volta che la vedevo: mi faceva sentire a casa. La vedevo e non capivo più nulla.
Odiavo quando mi parlava, odiavo quando mi scriveva, odiavo quando era così squisitamente ironica, odiavo averla intorno e sapere che la sua sola presenza mi colmava e calmava.
Quando osava sfiorarmi, poi… lo faceva sempre e lo faceva sempre apposta, non ho alcun dubbio.
Sapeva di buono, dio se sapeva di buono. Le avrei dato tutto.
La odiavo.»