Rosa e giallo crema

8 giugno 2019

– Mi raccomando, discrezione. L’avvocatessa non ha tempo da perdere. E non fare domande come tuo solito, parla solo se interpellato.
– Come mai la chiamano “l’americana”?
– Si è formata là. È partita da un paesino sperduto del sud, guardala ora…

Alzò la testa verso la cima della collina che stavano scalando.
Un pergolato in legno di quercia ornato di rose rampicanti tinteggiava d’ombra una figura elegante e familiare.
Questa distolse lo sguardo dal computer sul quale stava lavorando e si girò per guardare i due.
Porcellana, delicata ed impassibile.
Lui la fissò negli occhi e lei rispose, senza mutare espressione, fino a che le fu davanti.

– Perdoni il disturbo, avvocatessa, ho la persona che ha richiesto.
– Lo vedo, me lo presenti – disse senza levargli lo sguardo.
– Si chiama Colto Impreparato, dottoressa. Ha modi singolari ma ottime referenze.
– Lo immagino, mio caro. Ora ci lasci, io e il nostro ospite abbiamo cose da dirci.
– Come desidera – disse inchinandosi ed arretrando di mezzo passo.

Lanciò un’occhiata severa all’ospite e tornò da dov’era venuto.
Lo seguirono con lo sguardo in silenzio fino alla base della collina.

– L’avvocatessa americana. Ci sarei potuto arrivare.
– A che scopo? Evitarmi?
– Probabilmente, sì.
– È così spiacevole incontrarmi?
– Tutt’altro. È che non mi piace quel tuo sguardo diverso.
– L’hai deciso tu.
– Probabilmente, sì. Scappo spesso dalle responsabilità.
– È tardi, ora.
– Questo invece l’hai deciso tu. Perché mi hai convocato?
– Non ho chiesto di te, non sapevo chi mi avrebbero portato.
– Mi spiace.
– A me no. Vieni, camminiamo.

Un vestito lungo giallo crema ornato di rose rampicanti la avvolgeva mentre una brezza tiepida lo scolpiva a tratti sulle sue forme gentili.
La camminata era più fine di come la ricordasse ma il passo era sempre quello. Determinato.
Era cresciuta, lontana da lui. Arrampicandosi su qualcun altro.
Tutto di lei improvvisamente sorrideva.
Sorrise anche lui e si avviò per raggiungerla.

– Lo conosco questo vestito.
– Lo indossavo al matrimonio. Tu ti sei presentato senza giacca e cravatta.
– Di cravatte non ne ho e la giacca non mi sta più. Non mi sembrava il caso di comprarne una per l’occasione. Sapevo che non mi sarei trattenuto per molto.
– L’ho notato.
– Lo sapevano anche loro.
– Sì, mi avevano avvisata.
– Avresti potuto fermarmi.
– Sarebbe servito a qualcosa?
– Non con quegli occhi diversi.

Scesero dalla collina e attraversarono l’enorme giardino che circondava la proprietà.
Il ciliegio selvatico li osservava divertito da un bel pezzo, salutò il loro passaggio con una scrollata lieve e bianca.

– Ti sei sistemata bene, vedo.
– Vengo qui solo nei fine settimana. Nemmeno sempre. Il resto del tempo lo trascorro in città.
– Era quello che volevi.
– Immagino di sì.
– Il gelato ti piace ancora?
– Sempre.
– Là in fondo c’è una gelateria. Sopra al molo.
– Lo so, ne parlano gran bene.
– Chi ne parla?
– La gente.
– La gente non esiste, direbbe un vecchio amico.
– Meglio – disse prendendogli la mano – così non facciamo coda.

Si sedettero sul tavolino vicino al glicine.
Su una delle tre sedie dormicchiava un gatto tigrato dal ventre bianco.
Sollevò pigramente la testa per studiare i nuovi arrivati ma tornò ben presto alle sue mansioni.
Rosa e giallo crema, vestito e coppetta, scrutava i ricami di azzurro tra il viola del glicine.
Lui scrutava lei.

– Non mi hai ancora detto perché mi hai fatto contattare…
– Cosa ti hanno detto quando ti hanno portato da me?
– Di non fare domande, che non avevi tempo da perdere.
– E tu cosa hai fatto?
– Se volevano una persona che non facesse domande, non avrebbero dovuto contattare me.
– Esatto.
– Continuo a non capire.
– Tu ascolti, Colto. Nessuno ascolta più. Sono tutti troppo occupati. Io sono troppo occupata e, appunto, non ho tempo da perdere. Cercavo qualcuno che me ne facesse perdere un po’ del suo.
– Prendine quanto vuoi.
– Ora devo rientrare, ho dei lavori da finire e in serata torno in città.
– Ti accompagno.

La salutò al pergolato. Lei nel frattempo era tornata razionale ed impassibile. Distante.
Le accarezzò il vestito e si incamminò senza voltarsi.
La giornata volgeva al termine e la collina si colorava di tramonto.
Rosa e giallo crema.