Trieste città antica.
Trieste città di confine.
Trieste città ventosa.
Trieste città in cui compi quelle azioni che mai avresti pensato di poter compiere.
Diventare socio Coop, per dirne una.
Trieste città di vie, viette, vialoni, piazze. Quella piazza, sì, lei, Grande Piazza: luci blu, specchi, San Pietro, Francesco Giuseppe, palazzi maestosi, continenti uniti, regioni autonome, mandracchio che audace mi introduce al mare.
Trieste città sul mare.
Trieste città del mare.
Mare che gratta le facciate, vento che graffia le persiane bianche, passi che consumano ogni gradino.
Trieste città vecchia.
Persino ciò che il primo sguardo identifica come nuovo crolla miseramente sotto lo sguardo più attento.
Trieste città di negozi e negozietti.
Cammino per strada e in mano un detersivo per lavatrice. Al sapone di Marsiglia.
Dio che buono il sapone di Marsiglia.
Cammino, cammino.
Trieste città lenta.
Non ce l’ho una connessione Internet mia, uso quella di un vicino distante per scaricare un documentario sulla Cappella Sistina che vorrei tanto vedere.
Ci vorranno ore perché l’operazione venga portata a compimento.
Pazienza.
Trieste città che scende e sale.
Tutto è vicino a tutto, in mezzo probabilmente c’è una scala. O una salita. O una discesa.
E auto, auto ovunque. Non c’è spazio.
Ho incastrato la mia in un parcheggio di dimensioni sulla carta insufficienti. Metà su un marciapiede e metà no, come volevano le strisce. Non la muoverò mai più di lì.
Trieste città magica.
Sotto casa c’è sempre un barbone: quando non legge il giornale, mangia un panino; quando non ha un panino da mangiare, si guarda in giro. Non fa altro.
Per me si chiama Enrico.
Trieste città sua.
Trieste, chissà se funzioneremo, io e te, chissà..
Nel frattempo guarderò il documentario sulla Cappella Sistina, ormai dovrebbe aver finito.
No, non è nemmeno a metà, ci vorranno ore.
Pazienza.